“Maestro, secondo lei ce la posso fare?” così Giuliano si rivolgeva ad Andrea Lucchesini nell’estate del 2010, durante un seminario estivo. “Hai tutte le carte in regola per provarci!”, fu la sincera risposta, dopo un’ottima esecuzione dell’Ottava Sonata di Prokofieff.
Così cominciava l’avventura fiesolana di Giuliano Graniti, che dal 2010 è stato per alcuni anni una presenza assidua, vivace e di grande qualità nella Scuola. “In quel piccolo spazio retrostante l’aula Respighi – ricorda la pianista Federica Bortoluzzi – si incrociavano i destini di noi giovani musicisti colmi di desideri, aspirazioni, ideali; questo primo contatto, impresso nella mia mente attraverso l’immagine dei suoi occhietti vispi incorniciati dalla folta chioma ricciuta, fece inequivocabilmente trasparire la sua disposizione naturale al bene, e germogliare un’amicizia nata sotto l’egida di rispetto, stima e affetto verace.”
Giuliano Graniti veniva dalla Puglia, terra di talenti musicali e di ottime scuole pianistiche, ma desiderava aprirsi al mondo intero con una curiosità ed un uno slancio che non hanno conosciuto limitazioni. Partecipò alle attività dell’Orchestra Giovanile Italiana e a molti concerti organizzati dalla Scuola, sempre distinguendosi per passione, preparazione e comunicativa. Fu scelto anche tra i pianisti del progetto Les Préludes, che consisteva nella preparazione ed esecuzione dei Preludi di Chopin, Debussy e Skrjabin (op. 11) tra Fiesole e il Mozarteum, di cui resta la registrazione in DVD pubblicata dall’istituzione salisburghese.
Intorno a Giuliano si creava intanto un gruppo affiatato di amici, tra i compagni del corso pianistico ma non solo, dato che Giuliano frequentò anche il perfezionamento cameristico, con il Trio di Parma e Lorenza Borrani.
Attivo come solista e in ensemble in molti concerti, Graniti desiderava raggiungere sempre nuovi traguardi: così al Conservatorio di Lugano volle approfondire le tematiche legate alla didattica pianistica e poi scelse di trasferirsi negli Stati Uniti, dove ha conseguito il Dottorato in Arti musicali all’Università di Cincinnati ottenendo la nomina di professore associato di musica alla Middle Georgia State University.
Una diagnosi infausta e del tutto inattesa ha cambiato nell’autunno scorso la storia di Giuliano. È iniziato un anno di cure impegnative e di infinite complicazioni, tuttavia illuminato da una straordinaria forza d’animo che è stata capace di sostenere – in uno scambio affettuoso e sempre consapevole – il dolore di una famiglia speciale e fortissima a cui si era unita Paniz, una giovane musicista iraniana che Giuliano aveva incontrato negli USA e sposato pochi giorni prima di sapere di essere malato.
Il ritorno in Italia, il ricovero continuativo in ospedale, le terapie invasive non hanno impedito a Giuliano di continuare a progettare il futuro: grazie alle sue conoscenze anche in ambito ingegneristico ed informatico, pochi mesi fa ha presentato una sua invenzione, Piano OpenLab, infrastruttura virtuale di laboratorio digitale per l’insegnamento del pianoforte, innovativa e sostenibile, ora al centro del progetto “Universal Piano Laboratory Controller: developing and testing”, promosso e sostenuto dall’Università di Cincinnati.
Giuliano manteneva stretti i contatti con i compagni fiesolani, molti dei quali ora sono docenti della Scuola come Luna Michele, Lisa Napoleone, Fanny Ravier. Li esortava all’ottimismo coi suoi messaggi, e immaginava nuovi programmi da concerto, insieme a tante altre cose da fare appena possibile.
Purtroppo dopo l’estate la malattia ha preso il sopravvento, e così alcuni tra i più vicini sono corsi all’Ospedale San Martino di Genova, dove era ricoverato, per riabbracciarlo. “Non importa il risultato, ma il percorso, e se penso al mio… che percorso!!” – aveva detto sorridendo a Gioia Giusti, Giovanni Nesi e Federica Bortoluzzi salutandoli per l’ultima volta.
Il 6 ottobre scorso Giuliano ci ha lasciato, e subito i messaggi di cordoglio hanno inondato i suoi profili social: da tutto il mondo gli amici si sono stretti idealmente a lui, testimoniando l’affetto profondo ed il dolore sincero che solo un amico o un allievo speciale riesce a suscitare.
Andrea Lucchesini lo ricorda commosso come un allievo tra i più brillanti, talentuosi, vivaci e coraggiosi, ed è “ammirato per tutto quello che Giuliano è stato capace di fare in questi anni, compreso l’ultimo. Sono orgoglioso di esser stato tra i suoi insegnanti – prosegue – e grato alla vita per aver potuto condividere con lui una parte del cammino”.
“La sua autenticità, accompagnata ad un umorismo situazionale unico – ricordano ancora Federica e Giovanni – sono stati fondamenti di conoscenza, epifania e contatto con la più alta forma di nobiltà umana e fratellanza. Che fosse in un confronto di idee, in un dialogo ironico, in un momento di lavoro, di svago, di contemplazione artistica, Giuliano impersonava l’umiltà e l’amore fraterno, sempre volgendo lo sguardo verso l’altro con la cura più dolce, disinteressata, educata.”
Anche Edoardo Turbil, oggi docente universitario a Shenzhen (Hong Kong) vuol essere vicino almeno col pensiero: “Giuliano era un amico la cui forza risiedeva nelle sue fragilità, la cui saggezza emergeva dai suoi dubbi, e la cui sincerità brillava nella sua infinita compassione. Sono certo che la sua forza d’animo e il suo genuino amore per il prossimo saranno sempre fonte d’ispirazione. Si dice che la tempesta porti via prima i fiori più belli, ma mi rincuoro: Giuliano, ovunque tu sia ora, sono sicuro che stai sorridendo.”
Adesso, mentre la famiglia si stringe nel suo ricordo organizzando iniziative in Puglia, gli amici stanno progettando di farlo qui: si ritroveranno sabato 9 novembre alle 21 all’Auditorium Sinopoli della Scuola per far musica insieme nel nome di Giuliano.