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Mathias Deichmann ricorda Piero Farulli

Primi giorni dell’estate 1987. Ore 11.30. Fiesole, la Torraccia. Ho appuntamento con il Maestro Farulli. Visita formale: devo consegnargli un assegno, il contributo di una fondazione per le attività della Scuola di Musica di Fiesole. Entro nello studio al primo piano. Ne esco, saltando pranzo e altri impegni, verso le 18.30. Abbiamo parlato di tutto, di musica, di scuola, di insegnamento, di giovani… Piero ha raccontato… Piero ha chiesto…

Così è nata un’amicizia, durata fino agli ultimi giorni di Piero. Venticinque anni, troppi per raccontarli.
Piero era esigente: con se stesso, con la musica, con i collaboratori, con gli allievi, con gli amici. Ben presto trovò compiti da affidarmi, come la preparazione della prima presentazione a stampa della Scuola (quella che si apre con la foto di Piero nella fila delle viole dell’Orchestra dei Ragazzi) e la stesura di un appello per la sopravvivenza della Scuola, che andammo insieme a discutere con il primo firmatario, Claudio Abbado. Ma soprattutto Piero mi chiedeva di esserci, di ragionare con lui, di partecipare a riunioni da cui formalmente sarei stato escluso, di avere rapporti con tutti coloro che lavoravano alla Scuola (da cui ho ricevuto molto, perché i collaboratori di Piero non possono non essere persone straordinarie e, come Piero voleva, tutte ‘persone’).
Piero era generoso: di sé, degli oggetti (mi regalò un autoritratto a matita del fratello Fernando, “questo voglio che lo tenga tu”), della sua attività (partecipai, unico non musicista, alle lezioni di direzione di Carlo Maria Giulini), dei suoi progetti (la nascita dell’Accademia Europea del Quartetto, da cui l’attuale European Chamber Music Academy), delle sue amicizie (diceva, presentandomi, “ecco un grande uomo”; ridendo, rispondevo: “un metro e novantuno”).

Con Piero si poteva litigare; duramente, da veri amici. È accaduto, a casa sua, sul futuro della Scuola. Salvo ritrovarsi la mattina dopo alla Torraccia: “Sì, ma avevi ragione anche tu!”.

Piero era, è comunista. Toscanaccio. Duro e meravigliosamente affettuoso.

Che Piero sia un grande musicista, non tocca a me dirlo. Basta ascoltare.

Grazie, Piero. Resterai sempre con me e con tanti altri.

Mathias (Matteo) Deichmann

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