Quando ero piccolo restavo incantato dai racconti che mio nonno mi faceva degli anni della guerra; non erano grandi saghe eroiche, ma spesso peripezie per sopravvivere in un mondo improvvisamente impazzito. Restavo colpito proprio da questo, da come quel signore “normale”, straordinariamente buono, fosse riuscito a sopravvivere e far sopravvivere la propria famiglia in una quotidianità fatta d’incertezze e pericoli.
Ho ripensato subito a lui e alla sua paziente ironia quando è arrivato il decreto che sanciva la sospensione delle attività didattiche, anzi ho pensato a lui il giorno dopo, quando insieme a pochi collaboratori mi sono trovato nel silenzio di Villa La Torraccia. Tutto veniva spento da una minaccia invisibile, tutto veniva spento per salvaguardare la salute dei nostri ragazzi, dei loro familiari, dei nostri docenti e dipendenti… eppure tutti loro stavano bene. Era evidente che anche in questo caso il mondo era impazzito e non esisteva più una normalità, non era la guerra, ma era pur sempre la paura della malattia e infine della morte a cancellare la quotidianità.
Ho allora pensato a che piccolo miracolo è questa comunità solo in parte musicale, fatta di tante storie, sensibilità, aspettative, professionalità e soprattutto passione. L’ho pensato perché, in quel silenzio, si percepiva tutta l’enormità di quel patrimonio umano e ideale, e per sottrazione se ne misurava il valore inestimabile.
Nei giorni successivi abbiamo tutti capito che la Scuola non si doveva spegnere. Ad una situazione straordinaria nella sua negatività ha corrisposto una reazione straordinaria nella sua forza e passione. La Scuola si è ritrovata unita nel cercare di dare risposte efficaci, con quelle lezioni a distanza che proprio la distanza devono annullare, permettendo a questa comunità di continuare a pulsare, anche se attraverso schermi e telefoni. Sono giorni complicati, ma anche estremamente creativi, in cui si scambiano esperienze e soluzioni che permettono di trovare modalità sempre più efficaci di fare lezione, seppure non in presenza. Sono giorni di resistenza, anche emotiva, dove suonare su un balcone o alla finestra può essere un piccolo ristoro per chi ascolta le note di un violino per la prima volta.
Si, lo so, “Fiesole non si ferma” suona un po’ falso, come uno slogan di maniera in un momento di grande difficoltà. Ma noi ci crediamo, e ringrazio tutte quelle donne e uomini che ad oggi lo rendono possibile, le ragazze e i ragazzi che continuano a studiare e a mandarci i loro video.
Finirà anche questo tempo sospeso ed avremo davanti altre difficoltà, ma il restare uniti e vicini ci aiuterà a trovare una strada migliore, che probabilmente da soli non ci porterebbe da nessuna parte. Vale per la nostra comunità, vale per il Nostro Paese.
Lorenzo Cinatti
Sovrintendente della Scuola di Musica di Fiesole