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La donazione di Domitilla Marchi

La matinée dedicata nel novembre scorso al nucleo orchestrale delle Piagge (e alla presentazione dell’analogo progetto per Sorgane) aveva suscitato l’entusiasmo di Tomaso Montanari e di Maria Cristina Carratù (che ne avevano scritto sull’edizione fiorentina di Repubblica: articolo Montanari articolo Carratù); Domitilla Marchi, profondamente colpita, si è rapidamente messa in contatto con la Scuola, offrendo un generoso contributo alle attività di educazione musicale dei nuclei fiorentini. Le abbiamo chiesto quali motivazioni l’abbiano indotta ad impegnarsi in prima persona.

Com’è nata la sua passione per la musica?
Da persona senza alcun talento musicale ho la più grande ammirazione per i musicisti, per chi riesce a comunicare così tante emozioni suonando uno strumento. È una fascinazione per l’impossibile (parlando di me). La musica è un meraviglioso linguaggio universale, capace come nessun altro di smuovere l’anima e di sollevarla al di sopra dell’esistenza materiale. È  una potenza assoluta, un mondo di cui posso far parte solo da spettatrice, ma che mi coinvolge profondamente.

Da quanto tempo conosce e segue le attività della Scuola di Musica di Fiesole?
Da fiorentina conosco la Scuola di Musica di Fiesole fin da quando ero piccola. Ho avuto familiari, amici (e oggi figli di amici) che l’hanno frequentata e la frequentano. Da sempre ho sentito parlare della vulcanica personalità di Farulli e ogni tanto mi è capitato di dare una sbirciata al mondo incantato di villa La Torraccia. So che generazioni di bambini qui hanno scoperto la musica, tanti sono diventati anche dei virtuosi, ma credo che soprattutto a tutti sia stata data la possibilità di suonare insieme, che è poi il vero scopo di questo linguaggio.

Perché ha deciso di sostenere il nucleo orchestrale delle Piagge?
Tutto è nato alcuni anni fa, quando ho sentito parlare dell’incredibile “Sistema” venezuelano creato dall’economista e musicista Abreu. Questo progetto, finanziato in larghissima parte dallo stato, coinvolge centinaia di migliaia di bambini svantaggiati, portando nelle loro vite difficili una risorsa rivoluzionaria come la musica. A questi ragazzi provenienti dai barrios più violenti di Caracas (e dalle province più povere del Venezuela) è stata data la straordinaria possibilità di imparare a suonare uno strumento, in modo del tutto gratuito, di suonare insieme ai propri compagni e in moltissimi casi di diventare dei veri musicisti. Portarli alla musica ha significato toglierli dalla strada, dalla violenza, dalla droga e dar loro uno strumento formidabile di riscatto sociale. Sono rimasta totalmente affascinata da questa visione rivoluzionaria di Abreu e mi sono chiesta se, tenuto conto delle differenze culturali, potesse essere esportato. Poi qualche tempo fa ho letto del progetto delle Piagge, ispirato ai “nuclei” (così si chiamano le scuole di base del Sistema) venezuelani e ho trovato che fosse una fantastica opportunità: portare la musica nelle periferie di Firenze, dare ai bambini che vivono in una situazione tutt’altro che semplice la possibilità di esprimersi attraverso la musica. Di suonare insieme. Immagino che delle persone che suonano insieme imparino a convivere, a rispettarsi e a stringere dei legami che vanno oltre la musica e che hanno una ricaduta sociale enorme.

Pensa di dare continuità al suo progetto?
Purtroppo lo Stato italiano non ha la lungimiranza di sostenere l’insegnamento della musica a livello di base come ha fatto il Venezuela. Forse ci vuole un pizzico di follia – che ai nostri politici manca – nel vedere le immense ricadute di un progetto come quello del “Sistema”. Leggendo dell’impegno della Scuola di Musica di Fiesole nel creare dei nuclei musicali nelle periferie svantaggiate di Firenze (il primo alle Piagge, poi a Sorgane, in futuro in altri quartieri) mi sono detta che c’era un assoluto bisogno di sostenere questo tentativo, di non lasciarlo deperire in mezzo alla mancanza di fondi pubblici. Comprare gli strumenti di cui hanno bisogno i bambini, pagare gli insegnanti, la loro formazione professionale per affrontare un percorso in qualche modo diverso da quello canonico, offrire la possibilità di creare piccole orchestre diffuse in cui i ragazzi si trovino a suonare dopo la scuola, tutto questo mi pare un’incredibile opportunità per compiere dei passi verso un cambiamento possibile.

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