Poche settimane fa è stata data veste giuridica alla Rete Musica e Società, che da qualche tempo sta riunendo molti soggetti –tra cui la Scuola- a vario titolo impegnati nella diffusione della pratica attiva della musica a tutti i livelli. Abbiamo rivolto alcune domande in merito a Lara Camia, presidentessa della Rete e docente organizzatrice di Trillargento, un articolato progetto formativo inclusivo.
Cos’è la Rete Musica e Società?
Un’associazione culturale che promuove la cultura e la pratica della musica, tenendo fede all’inscindibilità tra la finalità musicale e quella sociale: scopo primario è rendere l’attività musicale accessibile a tutti, come garanzia di un diritto; il focus è naturalmente sulla musica di insieme, quindi coro e orchestra. Si è costituita nel gennaio scorso, con una quindicina di soci fondatori tra cui la Scuola di Musica di Fiesole, ma viene da un lungo percorso: sono almeno due anni che un gruppo di associazioni, enti e istituzioni, singoli musicisti e insegnanti che si occupano di musica in ottica inclusiva si incontrano periodicamente, per approfondire varie tematiche legate a questo specifico settore.
Nella primavera e nell’autunno del 2019 gli incontri sono stati qui alla Scuola…
Proprio così: abbiamo cercato di definire gli obiettivi e steso una carta dei valori in cui tutti quanti potessimo identificarci, e infine, qualche settimana fa ci siamo incontrati all’Istituto Superiore di Studi Musicali “Achille Peri” di Reggio Emilia ed abbiamo proceduto alla costituzione di un soggetto giuridico, un’associazione culturale improntata ad essere un ente di terzo settore, come previsto dalla riforma del 2017. Prioritariamente ci si rivolge a chi la musica non ce l’ha, per motivi culturali e/o economici. L’associazione è di secondo livello, perché fra i soci fondatori ci sono altre associazioni ed istituzioni, per le quali la Rete sarà un collettore importante, col compito di tenere vivi lo scambio informativo, lo studio e la riflessione su temi quali l’inclusione, la pedagogia e le metodologie didattiche.
La Rete promuoverà la nascita di altre iniziative formative dedicate alla musica in ottica inclusiva, si incaricherà di organizzare convegni e corsi di formazione per giovani musicisti interessati a questo modo di intendere la musica, e di cercare collegamenti con analoghe esperienze in Europa, fornendo un servizio di promozione del movimento ad altre realtà che perseguano i medesimi obiettivi. Vorremmo essere in grado, in futuro, di avere un impatto a livello di politiche ministeriali in tema di istruzione scolastica, con la speranza di riuscire a far entrare la musica nella scuola in modo meno teorico e più pratico.
Nell’ambito di cui stiamo parlando è attivo anche il Sistema italiano delle orchestre e dei cori infantili e giovanili Onlus…
Molti di noi vengono dall’esperienza diretta del Sistema, mentre altri si sono avvicinati in tempi più recenti. Diciamo che, una volta constatato che all’interno del Sistema italiano non si determinavano le condizioni di cambiamento che in molti richiedevamo, abbiamo preferito creare un nuovo soggetto.
In cosa consiste la differenza?
Il nostro atto costitutivo chiarisce che prendiamo atto delle buone pratiche di El Sistema venezuelano, ma desideriamo combinarle con altre metodologie pedagogiche musicali: la Rete Musica e Società non intende assumere in toto l’esperienza sudamericana, attuando una sorta di “importazione”, come invece ha fatto in sostanza il Sistema italiano, affidandosi per tutte le scelte didattiche agli insegnanti del metodo Abreu. La Rete promuove la massima apertura ad una commistione di metodi, anche perché negli anni si è fatta anche altrove molta strada, e sono già pienamente produttive esperienze originali ed efficaci. Oltretutto replicare qui la realtà venezuelana è davvero impossibile dato che, oltre alla ben nota creazione delle orchestre, El Sistema prevede molte ore di lezioni individuali, come parte integrante di un ampio pacchetto formativo capillarmente finanziato con risorse statali. I bambini fanno musica tutti i giorni, con un’organizzazione che non si può trapiantare nella nostra realtà, in cui anche i piccoli in condizione di fragilità hanno comunque opportunità alternative.
La Rete non ritiene di avere la verità assoluta: siamo aperti allo studio per l’innovazione metodologica e vorremmo essere un centro di ricerca sui modelli pedagogici, un laboratorio di sperimentazione. D’altra parte già accogliamo esperienze diverse, come la didattica reticolare che si sta facendo in Puglia, oppure la metodologia con cui lavorano all’Istituto Peri di Reggio Emilia, solo per fare due esempi. Il pensiero-guida è che la musica dev’essere per tutti e dev’essere di qualità, offrendo ai bambini ed ai ragazzi una formazione solida, ma siamo aperti a cercare la via migliore.
Si può essere ammessi alla Rete semplicemente condividendone le finalità, oppure esiste un’indicazione più precisa?
Nel nostro statuto rimandiamo a regolamenti interni che sono ancora in fase di elaborazione. Certamente dovremo stabilire dei criteri di ammissione, così da mantenere una coerenza all’interno dell’associazione. D’altra parte la realtà italiana è estremamente eterogenea, e se da un lato questo può essere una ricchezza, credo che dovremo cercare ciò che è realmente assimilabile al nostro modo di intendere l’educazione musicale.
Da chi è composta attualmente la squadra?
La presidenza è stata affidata a me; c’è poi il vicepresidente Raffaele Molinari, che insegna al Conservatorio di Firenze e porta avanti un progetto didattico nella sua città, Novara; il segretario è Giovanni Curti, che insegna a Reggio Emilia, mentre gli altri componenti del Consiglio Direttivo sono il vostro sovrintendente Lorenzo Cinatti, Gabrielangela Spaggiari di Reggio Emilia, il compositore Paolo Perezzani e la dirigente scolastica Simona Favari, che a Piacenza ha attivato un articolato programma di educazione orchestrale in orario scolastico nella scuola primaria.
Per concludere, vuol dirci qualcosa di Trillargento?
È un’associazione di promozione sociale costituita a Genova nel 2015 e proveniente da un progetto attivato tre anni prima con l’intenzione di far musica con bambini di quartieri socialmente difficili. Attualmente le orchestre si distinguono per età dei componenti, tra bambini, giovanissimi e adulti che fanno parte della comunità educante dei bambini (genitori, insegnanti, zii, nonni…). L’idea è di rendere la musica accessibile a tutti, individuando con il meccanismo delle fasce ISEE coloro a cui è necessario offrire il percorso gratuitamente, mentre gli altri partecipano ai costi con il pagamento di una retta, che comunque non copre del tutto le spese che dobbiamo affrontare. Così partecipiamo ai bandi promossi da fondazioni private e istituzioni, e contiamo sulla generosità dei donatori privati. Due anni fa abbiamo attivato la formazione per bambini e adulti portatori di disabilità che poi confluiscono nelle nostre orchestre, e ultimamente, per la fascia degli adolescenti, perfino una band che fa musica rock in una periferia abbastanza critica; siamo partiti da due mesi e per ora siamo felici che i ragazzi vengano a lezione…
Davvero un grande successo…avanti tutta!